Breve storia dei numeri romani e arabi

Quali sono i numeri romani e i numeri arabi?

Le cifre ed i numeri romani sono dei simboli grafici, più precisamente lettere, che sono state utilizzate nell'antica civilizzazione romana e poi in Europa, fino al momento in cui sono state sancite le cifre arabe, intorno agli anni 1300 a.C. Per circa 2000 anni, questa è stata la modalità nella quale erano scritte le cifre e i numeri nell'Impero Romano e in Europa!

Le cifre e i numeri che stiamo utilizzando oggi sono le cosiddette cifre e numeri arabi. Ad esempio: 1, 2, 3, 30, 2013, 5047, ecc. Sono chiamate così perchè sono entrate in Europa attraverso la civiltà araba, molto più avanti di quella europea, a quei tempi. La civilizzazione araba ha preso il gruppo di cifre da quella indiana (hindu). I matematici indiani avevano inventato (oppure avevano copiato da fonti rimaste sconosciute) anche il concetto di zero, che non esisteva da altre civilizzazioni, quindi il loro sistema, molto semplice, però nello stesso tempo molto potente, basato su solo 10 simboli (da 0 a 9) veniva adottato in tutto il mondo. I romani non avevano rappresentazione per zero, loro utilizzavano una parola per sostituirlo, "nulla".

Come sono arrivate le cifre e i numeri arabi in Europa?

Si pensa che i numeri arabi sono entrati in Europa attraverso la Spagna, che era stata conquistata dagli arabi e inclusa nel Grande Califfato. I numeri avevano viaggiato fino là portati dai matematici dai commercianti che entravano in contatto con gli europei. È molto probabile che i numeri arabi siano entrati in Europa anche attraverso i commercianti italiani che navigavano frequentemenete il nord dell'Africa, che faceva parte sempre del Grande Califfato. I numeri arabi si sono dimostrati più facili da utilizzare rispetto a quelli romani, sia nella scrittura delle cifre e dei numeri, ma soprattutto nel fare i conti.

Sistema di numerazione acrofonico

I numerali romani sono stati trasferiti alla civilizzazione romana da quella etrusca, che esisteva nella penisola Italica prima di loro, i romani facendo solo l'adattamento dei numerali con il loro alfabeto. A sua volta, gli etruschi avevano copiato dai greci il sistema di numerazione (che a sua volta l'avevano copiato dagli altri). Questo sistema di scrittura dei numeri era uno acrofonico – cioè un sistema nel quale veniva accentuata la prima lettera di una parola. Nel sistema acrofonico della rappresentazione dei numeri, veniva prelevata la prima lettera della parola che indicava quel numero. Ad esempio, nel sistema romano, C indica 100, che è la prima lettera della parola che indica 100 in latino, "Centum".

I simboli utilizzati per la costruzione dei numeri romani:

  • All'inizio, nel sistema delle cifre e dei numeri romani (dei numerali romani) c'erano i seguenti simboli:
  • I - indicava 1; X - indicava 10; C - indicava 100; M - indicava 1 000.
  • Di seguito sono state aggiunte anche: V - indicava 5; L - indicava 50; D - indicava 500.
  • Più tardi, per i numeri più grandi di 4.000, loro hanno aggiunto una linea sopra ad un simbolo per indicare la moltiplicazione di quel numero con 1.000, oppure l'hanno inserito tra barre verticali. Noi, da adesso in poi, utilizzeremo le parentesi, invece delle barre verticali, questo anche perché è molto più facile per l'utilizzatore di computer, e poi perché cosè evitiamo anche la confusione con il simbolo per uno - I.
  • In questo modo, un nuovo gruppo di simboli era pronto per la rappresentazione di numeri molto più grandi, come sotto:
  • Nota: tutti i numeri seguenti sono stati scritti veramente 1) con una barra sopra, come V, o 2) tra due linee verticali, come |V|; preferiamo scrivere questi numeri tra parentesi: (V).
  • (V) - indicava 5.000 – (V, |V|); (X) - indicava 10.000 – (X, |X|); (L) - indicava 50.000 - (L, |L|); (C) - indicava 100.000 - (C, |C|); (D) - indicava 500.000 - (D, |D|); (M) (un milione) - (M, |M|).

Esempi di numerali romani:

  • I romani non avevano rappresentazione per la cifra zero, però utilizzavano la parola "nulla".
  • I = 1, II = 2, III = 3, IV = 4, V = 5, VI = 6, VII = 7, VIII = 8, IX = 9, X = 10
  • XI = 11, XII = 12, XIII = 13, XIV = 14, XV = 15, XVI = 16, XVII = 17, XVIII = 18, XIX = 19, XX = 20
  • XXI = 21, ..., XXVI = 26, ..., XXX = 30
  • XXXIII = 33, ..., XXXVIII = 38, XXXIX = 39, XL = 40
  • L = 50, LX = 60, LXX = 70, LXXX = 80, XC = 90, C = 100, usw.

Forme addizionali

Oltre le forme sancite c'erano in circolazione anche altre forme, addizionali. Ad esempio, per IV (quatro) si utilizzava anche IIII (per XL, che indica quaranta, si utilizzava anche XXXX), e per IX (nove) si utilizzava anche VIIII (così come per novanta, XC, si utilizzava anche LXXXX). Queste forme adizionali hanno smesso di essere utilizzate solo molto più avanti, in Europa, soprattutto dopo l'apparizione dei libri stampati, e poi più avanti, dopo le fatiche di standardizzazione della scrittura con i numerali romani.

Come sono utilizzati adesso i numerali romani?

Intorno agli anni 1300, dopo 2000 anni di storia, i numerali romani sono stati abbandonati a favore di quelli arabi, più performanti. Però hanno continuato ad essere utilizzati sotto varie forme, e persino fino al giorno d'oggi, per rappresentare le ore degli orologi, dati, secoli, numerotazione dei capitoli in un libro, i nomi di alcuni leader e monarchi, oppure anche per rendere impossibile da leggere i numeri per i profani, ecc.